foto-Anelli
Michele Anelli
contrabbasso


Michele Anelli: contrabbasso, basso elettrico, improvvisatore. Laureato in Lettere e Filosofia con una dissertazione sulla colonna Sonora Jazz nel Cinema si avvicina allo studio del contrabbasso dopo anni di pratica del  basso elettrico in ambito post punk e noise. 
Collaboro stabilmente con molte formazioni jazz (dal free al mainstrem), noise e nell\'ambito dell\'improvvisazione radicale che reputo come la mia dimensione ideale sia musicalmente che “filosoficamente”. Lavoro anche in ambito teatrale e nella sonorizzazione site-specific.
Sono  prevalentemente autodidatta ma ho avuto l\'occasione di studiare con  Masa Kamaguchi, Drew Gress, Stefano Battaglia, Giancarlo Schiaffini che sono tra quelli fra quelli che mi hanno dato maggiori spunti di lavoro.
Ho all\'attivo molte registrazioni tra cui:
“Inner Songs”  uscito per l\'etichetta indipendente Setola di Maiale.
“Work in Regress” ampio lavoro che vede ospite Famodou Don Moye.
“Illusion Corners” tributo alla musica di Thelonious Monk.
“Dagli Appendini alle Ante” con il 5etto del batterista/compositore Lorenzo Capello.
Come progetti stabili il duo Soviet Love con Annalisa Pascai Saiu alla voce e oggetti e Soviet Love + che vede gli stessi con il batterista Emilio Bernè aggiunto.
Tra gli altri ho collaborato con Tristan Honsinger, Michel Doneda, Pasquale Innarella, Achille Succi, Famodou Don Moye, IOIOI, Lisa Mezzacappa, Norbert Stammberger, Patrizia Oliva, Stefano Giust, Gino Robair.........
Mi piace riportare una frase di Steve Lacy che sento particolarmente mia:
Quello, a mio avviso, è il posto della musica; sul limite tra il noto e l’ignoto, ed è verso l’ignoto che bisogna spingerla, sempre, altrimenti è la sua morte, e la nostra”.
“Sono attratto dall’improvvisazione per via di qualcosa che, a mio avviso, ha grande importanza. Si tratta di una freschezza, di una qualità particolare, che si può ottenere solo improvvisando; qualcosa che sfugge alla scrittura. Ha qualcosa a che fare con l’idea di “limite. Stare sempre sul confine con l’ignoto, pronti al salto. E quando si parte, dietro ci sono tutti gli anni di preparazione e si è ricchi della propria sensibilità ma è sempre un salto nell’ignoto e ci sono gli strumenti che si sono preparati ma è sempre un salto nell’ignoto. Se con quel salto si trova qualcosa, allora quello ha per me un valore più grande di qualsiasi cosa si possa preparare.