Il repertorio popolare ha sempre offerto materiale prezioso ai compositori: Bach inserisce la melodia "Troppo son stato lontano da te e Cavoli e rape rosse mi hanno sviato da te" nell'ultima variazione Goldberg, Mozart utilizza danze contadine nel suo Don Giovanni, nei Giardini di Roma di Respighi riecheggia "Oh quante belle figlie Madama Dorè". Ciò non rappresenta una debolezza o un tentativo di accattivarsi il pubblico, ma ci ricorda quanto la distinzione fra musica colta e popolare fosse, in passato, meno marcata di come vogliamo credere oggi.
Nel percorso proposto il violoncello, che per antonomasia è lo strumento che più si avvicina alla voce umana, è stato eletto dai compositori per dar corpo a brani di natura quasi vocale.
Prayer, canto ebraico del compositore Ernest Bloch, è una struggente melodia, pura nelle linee e sostenuta da un accompagnamento essenziale. Fu scritta nel 1924, quando il compositore, svizzero di nascita, viveva negli Stati Uniti, e non è basato su una melodia ebraica pre-esistente, ma utilizza gli stilemi della musica tradizionale per comporre un brano che riesce a suonare autentico.
I Cinque pezzi popolari (1849) di Schumann hanno un carattere domestico, quasi intimo: il compositore offre una serie di cinque miniature, asciutte nella forma ma finissimamente congegnate, in cui i caratteri si alternano, passando con disinvoltura da una polka slava a una ninna nanna a una vivace tarantella.
Anche se non esplicitamente desunta da una melodia di carattere popolare, la sonata per violoncello e pianoforte di Debussy del 1915 ben si inserisce in questo progrmama. Per questa sonata, sebbene successivamente cancellato, Debussy aveva inizialmente pensato al sottotitolo "Pierrot faché avec la lune" (Pierrot irritato con la luna). L'indicazione è poi scomparsa, ma è impossibile non eseguire questa sonata senza le suggestioni di una scena notturna sui tetti di Parigi, di una chitarra scordata con cui la maschera Pierrot prova ad accompagnarsi con due accordi sgangherati.
Scritte nello stesso anno, le Siete canciones populares Españolas di De Falla sono però diametralmente opposte alla sonata di Debussy. Scritte inizialmente per voce, poi trascritte per violino da Paul Kochanski col titolo di Suite popular Española e infine arrangiate per violoncello da Maurice Maréchal, mettono in atto il credo artistico di De Falla, secondo il quale nella musica popolare la melodia passa in secondo piano, mentre ciò che sorregge e caratterizza un brano è la sua struttura ritmica e armonica.
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